martedì 17 gennaio 2012

Previsioni per il futuro

L'economia va a rotoli, dobbiamo prepararci per una nuova rinascita dopo un disastro? Sarà un'altra guerra?

Si avvicina il DOPOBOMBA?

martedì 3 gennaio 2012

Così cade (leggendo Ventisqueras)



Così cade
la foglia di vetro d'autunno
in mille cristalli di lacrime e rugiada
e l'erba rada
e fili di sole dorati
in unica ragnatela
trattengono sogni
e voli infiniti...

Del come e dove

Del come e dove
è di polvere sparsa
la tremolante cortina della sera.
Due volte l'ombra inciampa nel buio
e nel chiaro che stinge
una domanda
s'indora di Luna riflessa
Nel muro e nelle crepe
dove stride l'edera imprigionata
la risposta.

Così, come una vita che s'avvolge pallida

Così un muro
(come lama posata all’orizzonte)
sbarra la notte ai sogni.
Così una vita
(disegnata come un’edera di nebbia
abbarbicata ai raggi di Luna)
cresce pallida.

Così da tempo
e
di verso in verso
profuma di fiori
(appena appassiti)
la pallida veste
d’una persa poesia…

                                  Davedomus
 
Edera di note lievileggere
si arrampica a quel muro della notte
che si fa carne in musica
 
così come una vita  s'avvolge pallida
ai racemi eterni della Poesia: sembra malinconia
ma è Musa di bellezza sconvolgente, eterna
che a nulla s'inchina
ma
lampada a una mensa di luce
tutta s'inclara.

                                 Ladylunaa
 
io m'inchino a te, Poeta amico d'anima

Suona sui tasti

Suona con dolci dita, sui tasti
in tastiera risuonante e muta
musica
che da suoni casuali emerge vita

è tenerezza d'alga che lega
in doppio filo d'argento il mio fiato
di stella marina
al sacro e al profano di verbi in Poesia

è la caducità dello smarrimento.
che fruscia e riposa
in cerchi digradanti d'acqua profumata
dove su foglie di ninfea
scrive e si cancella il poco tempo
che ci è dato
a percorre in dolcezza questa  di luce
strada

Notte a venezia (leggendo Ventisqueras)

Imbriglia delle ombre la tenue luce.
In un manto d’umido
rabbrividisci
come fan le stelle
posate sull’acqua dei canali
strappate
a lembi di cielo
graffiati
in una notte appena scura.
In fior di pelle
il vento leggero
trascina riflessi colorati
e voci
in mulinelli di brezza
dove s’attorcigliano istanti
d’amore e languore.
Nel pianto delle nebbie
odorose d’alga turchina
lì si
si può morire.

Della malinconia (leggendo Ventisqueras)

Appare appena
nel volto arcuato della notte
(disteso nel silenzio
d’uno scorcio di Luna).
Allunga lo sguardo
lì sul muro
(dove termina il dolore)
fra schegge di stelle
(messe apposta
a graffiare mani protese).
 
Hai mai sentito gemere la neve
trafitta giù nell’erba?
 
Nel l’ora in cui
la notte libera le ombre
(rotolano dentro
angoli nel buio) 
danza beffarda
s’attarda
e poi t’inganna
(appende brina
come pianto
fra le ciglia).
 
Scorre vermiglia
dalle vene infrante
la tua incredula malinconia.

A Lunaa

Discreta ci guarda
e gioca nel buio
colora le ombre 
                          lontana vicina.
 
E' oltre la notte
E' dentro lo sguardo
indora le nubi 
                         lontana vicina.
 
Non scorre nel tempo
ma accanto cammina
intonando la nenia
                         lontana vicina.
 
Non sa che sentiamo
ma sa che sappiamo
e sussurra nel sogno 
                        lontana vicina.

Pause (leggendo Ventisqueras)

E' l'inverno
con la sua mano di neve
che accarezza le guance dei prati.
Dove va l'aurora
se non tra la brina del muschio?
Dove si sta 
quando un cielo tagliente
graffia nuvole gravide d'amore?
 
E' il tormento dell'attesa
che tremula all'orizzonte
tra le forme di un fiore sciolto
nel biancolatte delle nebbie.
 
Al crocevia fermati
non v'è fuga che basti
non v'è strada che allontani il ricordo.
 
Allarga il tuo petto
al tepore dell'alba
che forse è la vita che merita il sogno.

di comunque sogni... (e comunque sento)


Ah notte!
Nell’in(c)tanto che forma
Il sospeso affanno dei sogni
Sta il velo posato sulle curve della Luna.
Concavo il silenzio raccoglie
Il muto desiderio.
Gemma dopo gemma
Geme e dopo geme
Il tempo calpestato nei versi.
Comunque sento.



gemma dopo gemma rimbalzano desideri
                        di comunque sogni 
dilagano
a sorgente perfetta trafitti per un attimo d'ore
                 svenduti
                             sfilacciati
                                         sconfitti
a inebriarmi di sospiri duri e scarni
                                     illegittimi 
di comunque Poesia
                       o di zitto silenzio
( che poi è lostesso )

gemme dopo gemme
              di comunque sogni
e così sia
Davedomus & Ventisqueras

Tanta è la notte

Tanta è la notte  
non sento che il tremore lieve delle foglie 
sommesso mormorio di labbra nella pioggia.
Irato  l’autunno scuote il mantello e indora lo stagno. 
Senti il fruscio della nebbia che nasce?

lo sento    lo sento
si atteggia a gran Dama
la nebbia ha piedi appuntiti e leggeri    

simula un passo di danza   
e il tremore lieve delle foglie è ora il fragore di marea 
che avanza avanza         
avanza non si stanca  
di labbra nella pioggia si sbianca.  

Davedomus & ladylunaa

Etna d'Autunno

Nel vento (leggendo Ventisqueras)

C’è  nel vento una mano di pioggia
una carezza amara che sfiora il volto.     
Aggrappato alla terra
fiorisco  nei rami lontani persi nella nebbia.
Parla nel  tappeto di foglie secche  
(sospiri d’amore caduti)
l’attesa.
Goccia dopo goccia
t’invento.

Certi pensieri

Dista
la misura di un punto infinito
lungo la lama della Luna.
Qualcosa si vede
dalla fessura che è lasciata.
Un'ombra sbocciata nel buio
fiorirà di gigli notturni.
Verità è il ghiaccio che si scioglie
il gelo del vento tagliente
il verde cristallo dei rami torniti
dalla grandine pesante
delle vite
 lì nascoste.
 
“certi pensieri sono il seme della mia sete”
 
Bevo illusioni sciolte come neve
acque lucenti virate in sogni.
Eppure il sasso levigato
nascosto in fondo
fra le rocce del mio petto
lo sento pesante come realtà.

*************************************************

 Dall’ombra rosata    sbocciata dal buio dei sogni
             silente la strada dei gigli            erette le piante
nei loro margini incerti    si piegano al vento
                                                      di   pensieri  ( ali di farfalla
dai battiti lievi e folli)
                scioglie la luna il gelo delle mani     le annoda
alla nuca         nel nodo indistricabile
                                          di vite nascoste

guarda
         come orzando a babordo la luce chiama di rosso
al tramonto
         quando la luna è  fantasma  a metà del cielo
e nel marmo della vita si cela il mistero.


di Davedomus & Ventisqueras

Il vetro (leggendo Ventisqueras)

Tracciato sul vetro
appannato e umido
un pensiero bisbigliato  alla finestra.
Parole annegate
nel respiro trattenuto.
Occhi incisi
nel muro scrostato
accanto al cuore
sconnesso come mattonella saltata.
Si scrive così
col polpastrello umido
d’alito sospirato
che veste di bianco panna
una luna rugiadosa di pianto.

Autunno

Luna d'autunno
nascondi rubini come un melograno.
Appeso al lampione osservo
questa notte di ciuffi d'erba
e di gravido selciato.


si carica il lampione di liane ventose
                                dondola una marea
di stelle evolute
se il lampione si spenge
                              è una notte di cieli
                                              soltanto

Davedomus & Ventisqueras

All'imbrunire

All’imbrunire 
lasciarsi è come un manto grigio
posato sulle sere  morbidamente stese.
Un cielo fragile fa da palpebra alla Luna.
Tra ciglia di pioggia 
e sguardi d’ombre umide
il magico cerchio stringe
sogni velati a malinconia.

            forse quel grigio mantello    s'accende
di rosso colore negli arcobaleni della notte
           ( saranno  le aurore boreali
                        che stringono il nord in fruscianti
                                             clamori? )
oh
      il tuo fragile cielo incorniciato da piogge
lunari
        vibra    nel suono-non suono
di accenti setosi
         libera il vento dell'infinito
                          acquarellandosi

Davedomus & Ventisqueras

Del tempo (leggendo Ventisqueras)


Cigola il mulino.
E, nel legno dei giorni inchiodati
alle porte chiuse delle notti,
il ticchettio della pioggia.
Pozzanghere restano
 alle vite
cucite ai bordi delle vie.
Ma il paradiso è lì
nascosto nel soffice muschio
ai piedi del muro tra noi...

Puro si stende l'abbaglio del sale
fra lacrime perdute nel verde riflesso.
Si copre d'oblio il sonno delle foglie
termina il tempo e dopo riparte
si perde per sempre l'abbraccio silente...

Riuscirei

Riuscirei
se potessi
varcare le porte
sbarrate dell’oriente
fin dove s’incantano
di grigio crepuscolo
questi giorni d’ansia.
Gira intorno
inafferrabile  senso perduto
passo silenzioso delle ombre.
Corre sui tetti la Luna
si fa nera della fuliggine
di sogni bruciati
ai pasti della sera.
Ma lì nel buio
accucciato in grondaia
chiude gli occhi
un amore alato.

Come mano il vento

Entrò
come mano il vento.
Tremò il mare
di rami riflessi
nel velo di un'ombra trasparente.

Sognavo

E ogni goccia di pioggia
come scintilla
ponevo in cielo.

Di nuovo morii   mentre gli astri navigavano il vuoto
           e le code di cristallo delle comete    gemevano il vento
sull'oro e l'azzurro di profondita' marine
           offese dagli squarci di mani assassine

e tornai vivendo   mentre l'estate seppelliva  frutti succosi
          di pesca  le nuove esche del giorno
    dormivo
           o forse sognavo
                          un lungo sonno di gocce a spalancare
  la pioggia
            tu sai forse
per imparare   il rombo di distruzione del Krakatoa   la nube
      asfissiante      grigia immensa  del Sant'Elena
e le distanze fra lo tzunami    e l'incendio dei boschi primari
          a far fuggire tutti gli esseri viventi
  a  crescere mandrie infuocate di spettri
                           al funerale del sole
mentre anche la terra muore.


Nelle anse di stelle
navigavo d'ansia
e  bevevo  l'agonia del tempo

che eterno mai moriva.
 
Un poco oltre.
Un poco dietro.
Ambigua felicità sospesa.
 
Pura come il cristallo
brillava  unica e
imprigionata
la vita.

Davedomus & Ladylunaa

Spettri

E’ il tempo sospeso
quello che il silenzio indossa
tonaca di una vita in punta di piedi.
Occhio di giglio la Luna
veste le pietre eterne
di versi luminescenti.
Questa notte le onde
Infiora di sguardi.
Le lampada rosse
brillano ancora tremanti
nel delirio degli spettri
disegnati sul velo delle acque…

Il fiume delle perle

Ascolto.

E uno scorrere lento
D’acqua bianca.
Leviga sassi
Soffici  come 
Batuffoli di sogni.
Tra colline e dossi
D’impalpabili veli
Si snoda.

Lo vedo.

Lontano e pallido
In questa inafferrabile aurora.
E per un attimo m’immergo
E purifico la vita
In quel che chiamo
Il fiume delle perle…

Il fiume delle perle     Zhu Jiang

Un tempo 
        ( sono forse passati
                            millenni? )
un tempo dunque
              erano le acque del tuo viso
                          a illuminare i confini del fiume delle perle
Dove un tempo
         (  fu     lungobreve
                                  estateinverno )
dove un tempo
                 s'intrappolavano batuffoli di sogni
alla luce della tua lampada     mentre sul fiume delle perle

                si pescavano stelle

attraverso trasparenze di ghiaccio     i tritoni sbiadivano
i loro aridi spettri
                  il vento faceva rotta fra picchi frastagliati
d’azzurre montagne
                         dimenticando radici di ninfee e nidi di uova di pesce.
Ma tu
      (  tu   
            tanto per dire )
che ne sapevi delle strategie della lunalunèra
        stregamaga perversa       a intingere pennelli  d'acrobazie rosse
                    sulle maree  galoppanti del tuo sguardo?

       Colui che il verde districa   con l’unico remo
procede libero
                       libero per tagliare canali     in minuscole onde
    di questa inafferrabile aurora
               che  si cinge i fianchi di pulviscolo lumescente
      intrappolando fuochi a guizzare maligni

e il tempo
       ( quel tempo
                        di un tempo)
delira    fermo come pietra
                      danza  sopra ossa di giglio
         senza pianto     senza occhi     
               perciò:

                       silenzio ai polsi      e basta.