Appare appena
nel volto arcuato della notte
(disteso nel silenzio
d’uno scorcio di Luna).
Allunga lo sguardo
lì sul muro
(dove termina il dolore)
fra schegge di stelle
(messe apposta
a graffiare mani protese).
Hai mai sentito gemere la neve
trafitta giù nell’erba?
Nel l’ora in cui
la notte libera le ombre
(rotolano dentro
angoli nel buio)
danza beffarda
s’attarda
e poi t’inganna
(appende brina
come pianto
fra le ciglia).
Scorre vermiglia
dalle vene infrante
la tua incredula malinconia.
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