martedì 27 dicembre 2011

E' ora.

E’ ora.
Le violette della notte
si tingono del grigio dell’assenza.
Su un trifoglio seccato è l’ultima parola.
Un coro di mani non vale una carezza.
Estinta nel vuoto quella voce
che virata di passione
ansimava insieme a noi.

E’ ora.
L’indifferenza baca la mela
e le due parti si stingono
prosciugate dalla magia di un sogno.
Guarda come si perdono quei giorni
affondano nel fragile silenzio
frantumato da una rabbia inutile.

E’ ora.
Disegnami un destino
cui possa appender le mie pene.
Scavami  gli occhi
succhiami quel verde senza luce
e bacia quel che non sono più.
Consumami nell’ombra di una vendetta.

E’ ora.
Non c’è principio in questa storia
e non c’è fine che possa aprire quel cancello.
Il giardino è una prigione
e l’edera s’appoggia sfinita
come i discorsi aggrappati ai nostri muri.
Oggi come ieri è solitudine.

E’ ora.

© D. F. 2008

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