Dove non guarda più la Luna
rimane solo la cenere del sogno.
Nella penombra si aggirano presagi
di nere veglie e spiriti malvagi.
Il vento chiede se il re è già arrivato,
accenna un si il ramo che si è piegato.
Col capo poggiato sui gomiti del bosco
arranca malato di stenti e solitudine.
Del suo piccolo popolo solo i ricordi
perché da tempo si crede solo agli orchi.
Quella battaglia che lo ha consumato
l’ha reso cieco e sordo ad ogni incanto.
La foresta non brilla più di luce
e a folletti e fate si preferisce il fango.
Sul nido intrecciato di grigie foglie,
ha deposto un gemito sommesso.
E alla notte che picchia come un maglio
cede il suo elmo ormai tutto ammaccato.
Così svanisce senza far rumore
nel tronco cavo della rassegnazione
E la foresta torna vuota e mesta
senza magia si è spenta d’illusione.
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